Desiderio sessuale, necessario come il nutrirsi, il ciclo sonno-veglia e l’espletamento dei bisogni biologici.

“L’erotismo è importante non per il sesso in sé, ma per il desiderio. Il sesso è solo ginnastica, il desiderio è forza del pensiero. E la forza del pensiero ha un potere immenso, può fare qualunque cosa.


Introduzione.

Definizione.

Il desiderio ha tante declinazioni: si può desiderare un figlio o un gattino, un fiore sul davanzale, una cena gustosa, un libro appassionante, una carriera soddisfacente. Sul piano sessuale, il desiderio è la spinta ad amare e a fare l’amore con una determinata persona: una pulsione che ha molteplici radici biologiche e che si innesca in una ben precisa età della vita, la pubertà.
Il desiderare può essere considerato come una tensione diretta al raggiungimento dell’oggetto del desiderio. Il termine “oggetto” non ha il significato di “cosa” come nel linguaggio comune, ma si usa per indicare la persona con cui il soggetto si mette in relazione. Se questa tensione giunge al suo obiettivo, ne consegue un senso di appagamento e gratificazione oppure, in caso contrario, possono emergere sentimenti di dolore e frustrazione.
Mi sembra inoltre importante sottolineare che desiderio e piacere non sono la stessa cosa: il piacere è la sensazione che si ricava dal desiderio stesso o dalla sua soddisfazione. Il desiderio è l’attesa volta al piacere.
La parola desiderio è composta dalla particella de- e dal sostantivo -sidera: de- può avere un valore sottrattivo, di allontanamento, di assenza; mentre sidera è il plurale di sidus, ovvero “stella”. Potremmo quindi dire che desiderio voglia dire “cessare di vedere le stelle” o “constatare l’assenza di stelle”.
<<Il latino de siderea (senza astri) definisce il rapporto con l’oggetto, quale elemento fondamentale perché il desiderio possa esistere.
La leggenda narra di un auruspice, che, osservando gli astri e traendo da questi le proprie profezie e ricavando da ciò stima e potere, quando il cielo era coperto da nuvole (de siderea), si trovava impotente a compiere le proprie funzioni divinatorie. Ed era proprio in queste circostanze che l’auruspice sentiva nascere in sé il desiderio delle stelle, così che, potendole di nuovo rivedere, senza l’ostacolo delle nuvole, avrebbe potuto ricominciare a svolgere il proprio compito. Questa origine del termine è certamente innestata sulla certezza dell’auruspice che le nubi, prima o poi, si sarebbero diradate tanto che l’oggetto del suo desiderio (gli astri) si sarebbe ripresentato presto>> (Manara, 1997).

Il desiderio può essere considerato un bisogno per la specie umana, esattamente come il nutrirsi, il ciclo sonno veglia e l’espletamento di funzioni fisiologiche. Esso consente il perpetrarsi e la sopravvivenza della specie umana. Rappresenta infatti la fase più importante dell’intero ciclo sessuale, determinante per il comportamento sessuale che ne consegue: dalla sua presenza o mancanza dipende infatti la successiva relazione tra i due partner.
Partendo da Freud e passando per Jung, molti studiosi hanno cercato di definire il desiderio sessuale. In poche decadi, l’Amore, fino a prima territorio esclusivo di artisti, letterati e filosofi, è diventato tema d’indagine scientifica; l’amore e l’eros, che si prestano da sempre a mille interpretazioni, con l’avvento della biochimica, vengono oggi studiati come processi vitali. Forse tutto questo attiva una logica meno romantica e può ridurre questa magica espressione affettiva a complesse interazioni molecolari. Ma non dobbiamo spaventarci di questo: conoscere la biochimica della nutrizione, infatti, non altera il nostro appetito, né il gusto per la cucina; quindi, perché conoscere le basi biologiche dell’amore dovrebbe intaccare la passione dei sensi, il piacere, la gioia o la sofferenza che lo accompagna?
Pertanto, una delle scoperte più innovative della sessuologia medica riguarda proprio le basi neurobiologiche del desiderio e dell’eccitazione psichica; gli scienziati si sono addentrati nell’infinitesimamente piccolo, per carpire il meccanismo d’azione attrattivo e le sue conseguenze nel tempo. Oggi essi concordano sul carattere trivalente dei tre cervelli: secondo questa visione gli istinti più primitivi sono legati alla parte più arcaica dell’encefalo, l’emotività viene presieduta dal sistema limbico e la ragione è rappresentata dalla neocorteccia.
Grazie alla tecnologia a disposizione e la strumentazione di ultima generazione, come la tomografia ad emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica per immagini, si è giunti quindi a comprendere che il primo organo sessuale, in uomini e donne, è il cervello.

Cervello, primo organo sessuale, in donne e uomini.


Solo grazie ad esse, è possibile visualizzare che cosa succede nel cervello, sia dell’uomo che della donna, durante l’eccitazione. Fino a pochi anni fa, invece, tutta la descrizione della fisiologia del rapporto sessuale si limitava all’aspetto genitale, di eccitazione, erezione/lubrificazione, penetrazione, orgasmo/eiaculazione e risoluzione.
Si è giunti a comprendere che per l’atto sessuale vale la regola neurobiologica generale, secondo cui la psiche modifica la biologia cerebrale e la biologia cerebrale condiziona e modifica le nostre espressioni psichiche.
Esiste infatti una reciprocità sostanziale e dinamica tra psicoplasticità e neuro plasticità (Kandeel, 2000).

La chimica del desiderio.

Tutto il processo del desiderio ha un substrato biochimico, poiché impulsi sensitivi, sensoriali, motori e viscerali danno il via a un ventaglio di risposte neuro-ormonali, che si manifestano a livello posturale, emotivo, del comportamento e dei sentimenti.

L’attrazione sessuale dunque passa attraverso quella fisica, ovvero attraverso l’impatto sensoriale dell’apparenza di un soggetto all’inizio di una relazione:
-> percezione visiva: particolari anatomici relativi alla proporzione tra vita e fianchi nella donna e tra vita e spalle nell’uomo, al seno , alle gambe, ai muscoli o ai capelli, all’assenza di deformità o di malattia, ad una spiccata simmetria tra parte destra e parte sinistra del corpo (soprattutto del viso) e ad una postura ben eretta;
-> percezione olfattiva: il profumo dell’altra persona, naturale o artificiale; l’odore sbagliato può essere repellente. Anche i feromoni hanno una parte, sebbene meno importante. In teoria, il “feromone sbagliato” può causare repulsione anche in caso di proporzioni attraenti;
-> percezione uditiva: suono della voce e dei movimenti.
Gli studi degli ultimi anni infatti testimoniano proprio che una voce suadente o profonda, un profumo inebriante o il contatto con una pelle vellutata, la vista (anche sottoforma di immaginazione) possono accendere il cervello, con inizio della cascata biochimica e nascita del desiderio, nella sua componente più pulsionale ed istintiva, ossia la voglia fisica, il cui primo significato è quello di promuovere il mantenimento della specie, attraverso la procreazione.
Il mesencefalo, area del cervello che presiede i riflessi uditivi e visivi, rilascia dopamina, neurotrasmettitore del piacere, del desiderio e dell’euforia. La dopamina stimola l’ipotalamo, che agisce come maestro d’orchestra attraverso il testosterone, in entrambi i sessi, coordinando tutto il corpo affinchè invii e percepisca segnali di attrazione: il cuore accelera, il respiro diviene più frequente e un poco profondo, le pupille si dilatano, il viso si colora e prende una nuova luce per una leggerissima sudorazione. Pensieri, emozioni, tutti gli organi di senso, l’apparato cardiovascolare, pelvico, il sistema neuromuscolare, neuroormonale, uno per uno, devono adempiere pienamente alla propria funzione e coordinarsi in maniera integrata l’uno con l’altro per poter funzionare al meglio.
Quando si saggia il desiderio, lo si sente! È un’esperienza che, nella sua forma fisica, si identifica con una tensione neurochimica, che trova manifestazione in una forma espressiva.
Nella donna in particolare, al momento dell’ovulazione (dove risulta molto elevata la probabilità di concepimento) a livello dell’ipofisi (ghiandola endocrina simile ad un fagiolo e dal peso praticamente irrisorio, posta alla base del cranio) viene prodotto l’ormone luteinizzante LH, che aumenta rapidamente la produzione ovarica di testosterone e induce l’ovulazione.
Inoltre la donna, in questa fase, tende a sentirsi più seduttiva, presenta una maggiore quantità di fantasie sessuali, insieme ad una carica erotica intensa che la spinge potentemente verso il partner.
Il testosterone prodotto va infatti a stimolare aree cerebrali preposte allo sviluppo di fantasie oltre ad avere un’azione diretta ai genitali femminili, provocando tra i vari effetti una migliore e più abbondante perfusione del clitoride, che ne aumenta la sensibilità.
Anche se meglio conosciuto come un ormone maschile, il testosterone è dunque importante per la salute sessuale femminile (e non solo quella!), contribuendo alla libido e all’orgasmo così come a mantenere la normale funzione metabolica, la forza muscolare, la funzione cognitiva e l’umore, sottolineano i ricercatori nel Lancet Diabetes & Endocrinology.
Una volta, al Sud, dicevano “Donna baffuta sempre piaciuta”. L’esperienza popolare aveva notato che le donne con maggiore pelosità (che dipende da un eccesso di testosterone) erano anche molto vivaci sessualmente. 

La componente istintuale del desiderio viene poi modulata, frenata o esaltata nella sua espressione affettiva e relazionale, responsabile di: intensità del coinvolgimento affettivo e dell’innamoramento, capacità di fiducia nell’altro/a e intimità (sesso amoroso); capacità di gustare il piacere erotico, desiderio di gioco, di novità, di trasgressione, di divertimento, di complicità, tipico dei giovani maschi, ma oggi sperimentato con gusto da ambo i sessi, e a tutte le età, con la complicità di una crescente disinvoltura e una maggiore disinibizione sessuale, di minori regole morali (sesso ricreativo); motivazioni non sessuali al comportamento sessuale (ansia, tristezza, sentimento di solitudine, abitudine, affetto, bisogno di scarico di tensione, bisogno di ottenere dei vantaggi –sesso strumentale– o eccitazione generica). Molti bisogni, sentimenti e/o emozioni possono indurre un comportamento sessuale senza che vi sia un vero desiderio sessuale.
Ciò è reso possibile da interazioni tra ipotalamo e lobo limbico e frontale.
L’amigdala in particolare, che fa parte del lobo limbico, ha due funzioni principali:
1) si presenta come un centro critico per la mediazione tra le emozioni fondamentali, che concorrono alla modulazione del bisogno sessuale, e i ricordi che possono spegnere o incrementare il bisogno stesso;
2) confronta continuamente lo stimolo sessuale attuale con il ricordo di stimoli precedenti: se il confronto è piacevole, viene attivata la cascata di eventi neurovascolari che coordinano la risposta sessuale, se il confronto è negativo, il circuito viene inibito o bloccato (modulazione delle risposte psicofisiche fondamentali attraverso il continuo confronto di emozioni e sensazioni coinvolte con ricordi di esperienze ed emozioni precedenti).
Nella regolazione del desiderio quindi ha un ruolo primario il lobo frontale, che svolge un’azione prevalentemente inibitoria sugli istinti sessuali basali. La nostra specie si distingue dai Primati, nostri cugini, solo per il 2% dei geni: da questa minima, ma critica, componente sono codificate non solo le differenze somatiche, ma lo speciale sviluppo del lobo frontale nell’essere umano, che sarebbe caratterizzato da una maggiore capacità di inibire i propri impulsi, nello specifico sessuali, per rendere i propri comportamenti più socialmente appropriati.

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