Il sonno del neonato. Dubbi e incertezze dei genitori.

I neonati sono dei gran dormiglioni, ma bisogna aspettare un pò di tempo prima che riescano a dormire un’intera notte. Il sonno è molto importante perchè favorisce lo sviluppo cerebrale (soprattutto il sonno nella fase REM, cioè quello più leggero). Dunque i genitori devono stare tranquilli e soprattutto sapere che il bisogno di sonno di un individuo si modifica nel corso della vita.


Il sonno normale del bambino.

I neonati possono dormire per circa 18 ore al giorno, ma spesso solamente per 2-3 ore per volta; è dunque sbagliato pensare che il sonno (del neonato come dell’adulto) sia continuo. Come per gli adulti, il sonno del bambino è costituito da fasi di “sonno profondo” e di sonno leggero detto “paradossale”: cambia la durata di queste fasi. Alla nascita, il sonno REM rappresenta circa il 50% del totale, intorno ai 2-3 anni diventa il 25%, per raggiungere poi (come negli adulti) circa il 20% intorno ai 6 anni. Come anticipato, la percentuale di sonno REM nei bambini è maggiore perché funzionale allo sviluppo neurologico. Se vi capita di osservare il vostro bambino durante le fasi di sonno, vi capiterà infatti di vedere che si muove, sorride, emette un grido o socchiude gli occhi: è il momento in cui vengono rivissute le varie attività giornaliere e impresse nella memoria.

Sonno REM del neonato e del bambino.

Tra un ciclo e l’altro il bambino può svegliarsi e non sempre riesce ad addormentarsi da solo e magari inizia a piangere. Ecco qualche piccolo consiglio: non intervenite, lasciate che si riaddormenti da solo. Questo non significa che bisogna lasciarlo piangere, pensando che capirà. Dopo esservi assicurate che il bambino non abbia caldo o il pannolino sporco, che stia bene, posategli una mano sulla pancia e sul petto, cantategli una dolce ninna-nanna, fategli sentire che siete accanto a lui per rassicurarlo. Dandogli l’occasione di riaddormentarsi da solo prima di riprenderlo in braccio contribuirete a renderlo autonomo più velocemente. Tutti questi consigli valgono anche per i pianti dopo che si è addormentato in braccio e poi lo deponete nel lettino. La situazione migliorerà in generale verso il terzo mese di vita. Prima dei tre mesi invece piangono molto e frequentemente ed hanno bisogno di un contatto fisico quasi costante.
Nel corso della nostra evoluzione, i piccoli umani non sarebbero sopravvissuti senza la presenza costante di qualcuno che si prendesse cura di loro, in genere la madre. Insieme al bisogno di essere nutriti in modo frequente, questo significa che i piccoli degli esseri umani sono fatti per stare vicino alla madre, di giorno e di notte. Oggi molti autori indicano come possibile causa di questi iniziali problemi di adattamento il “trimestre mancante”. Con ciò s’intende il fatto che, a differenza della maggior parte degli animali, il piccolo dell’uomo viene al mondo ancora non completamente sviluppato. Se proviamo ad osservare le immagini di un bambino nel ventre materno nelle ultime settimane prima della nascita, la prima cosa che salta all’occhio è che se ne sta tutto rannicchiato. Per i neonati, in effetti, deve essere quasi uno shock sentirsi estratti da quel posticino angusto, ma accogliente, e distesi all’improvviso sulla schiena. E dunque dal punto di vista dello sviluppo, ai nostri piccoli, invece, tornerebbero davvero utili altri 3 mesi al caldo nella pancia della mamma, per “completare” la cottura in tutta tranquillità.
Inoltre i neonati hanno stomaci molto piccoli ed hanno bisogno di essere nutriti spesso, ecco perché si svegliano ogni 2 ore circa. Alcuni bambini si svegliano più spesso, altri dormono più a lungo. Man mano che crescono diventano capaci di resistere un po’ di più tra i pasti, tuttavia il latte umano viene digerito velocemente e generalmente i bambini hanno bisogno di esser nutriti frequentemente di giorno come di notte.
Secondo i miti popolari, i bambini ‘bravi’ dormono per tutta la notte, dormono da soli
e non richiedono attenzioni durante la notte.

La conseguenza è che i genitori si ritrovano a voler ‘aiutare’ il loro bambino a ‘dormire tutta la notte’ il prima possibile. Ma aspettarsi che un bambino dorma da solo e per periodi prolungati è irrealistico.
La ricerca evidenzia che i bambini alimentati artificialmente arrivano a dormire più profondamente e per intervalli più lunghi rispetto ai bambini allattati al seno, anche se la quantità complessiva di ore di sonno è la stessa.
Utilizzare il latte formulato o il cosiddetto ‘sleep training’ (allenamento al sonno) per incoraggiare i bambini a ‘dormire tutta la notte’, prima che essi siano maturi, rende difficile il proseguimento dell’allattamento al seno. Al contrario le poppate notturne sono importanti per l’avvio e il mantenimento dell’allattamento, in quanto hanno un effetto maggiore sugli ormoni necessari per sostenere la produzione di latte materno (la prolattina viene secreta maggiormente durante la notte).
Piuttosto, dopo i primi tre mesi, iniziate ad instaurare qualche rituale della nanna. La notte del neonato comincia perchè percepisce maggiore calma nell’ambiente che lo circonda. Dopo l’ultima poppata della giornata, cambiatelo e mettetelo nel suo lettino dopo aver oscurato la stanza (di giorno non è necessario che dorma al buio completo, per far sì che il neonato riconosca il giorno dalla notte). Una mano posata dolcemente sul suo corpo o una ninna nanna sussurrata faciliterà il sonno. Le poppate notturne devono svolgersi in un’atmosfera ovattata. Sforzatevi di sottolineare tale differenza: luce e voci basse, coccole più brevi… Aiuterà il piccolo a distinguere il giorno dalla notte.

Spesso occorrono diversi mesi perché nel bambino si stabilisca uno schema stabile di sonno e veglia, diurno e notturno. Durante il primo anno di vita la durata complessiva del sonno diminuisce a circa 15 ore e la maggior parte del sonno comincia a concentrarsi durante la notte via via che si sviluppano i ritmi circadiani (funzioni biologiche grosso modo legate alla giornata di 24 ore).
Tuttavia ogni bambino è diverso!
Verso i 3 mesi alcuni bambini (ma non tutti) cominciano a regolarizzarsi (arrivano cioè a dormire di notte per un intervallo di tempo fino a circa 5 ore, saltando il pasto notturno). Verso i 5 mesi può essere capitato alla metà dei bambini di aver dormito per un intervallo di 8 ore alcune notti. Tuttavia in generale i bambini non dormono per tutta la notte per tutte le notti fino a circa un anno di vita, e anche qualora lo abbiano fatto qualche volta, molti bambini ricominciano a svegliarsi!

“Co-sleeping” o dormire insieme/condividere il letto.

Il principale motivo che porta a condividere il letto è l’allattamento notturno. Molte madri che allattano trovano che la condivisione del letto diminuisce la fatica delle poppate notturne nelle prime settimane, e le madri che condividono il letto generalmente allattano per più mesi rispetto a quelle che non lo fanno. Frequenti poppate notturne inoltre aiutano la madre a produrre latte a sufficienza.
Altri condividono il letto per il legame col bambino, specialmente se sono costretti a lasciare il bambino durante il giorno a causa del lavoro; alcuni lo fanno quando il bambino è malato, per poterlo tenere sotto controllo. Molte famiglie in tutto il mondo condividono il letto perché questa è una normale pratica culturale.

Co-sleeping. Quando è pericoloso.

NON è consigliato dormire insieme se la madre o il padre è:

  • fumatore/fumatrice;
  • sotto l’influenza di alcool o droghe e farmaci che causano sonnolenza;
  • particolarmente stanco/a e quindi non in grado di rispondere alle esigenze del bambino;
  • quando si trovano su un divano o una poltrona.

Linee guida per dormire insieme/condividere il letto in sicurezza:

  • usare un materasso duro, che non si infossi; tenere i cuscini ben lontani dal bambino;
  • le lenzuola di cotone e le coperte sono considerate più sicure dei piumini soffici;
  • la madre dovrebbe sdraiarsi vicino al bambino, rivolta verso di lui, ed il bambino dev’essere sdraiato supino, tranne quando allatta;
  • vestire adeguatamente il bambino, non avvolgerlo in lenzuola o coperte, o vestirlo eccessivamente, se si condivide il letto; il corpo della madre fornisce già calore al bambino.

Quando il bambino dorme nel suo lettino, l’utilizzo del cuscino sarebbe da vietare, almeno fino al compimento del primo anno di vita. Sia perchè il bambino dorma su una superficie piatta che non deformi la colonna vertebrale, sia, e soprattutto, per ragioni di sicurezza, poichè il piccolo potrebbe scivolarvi sotto e soffocare. Per gli stessi motivi meglio evitare lenzuola e coperte. Per quanto riguarda l’abbigliamento, se fa caldo potete lasciare il vostro bambino solo con il body. D’inverno potete mettergli una tutina.
Ricoprite semplicemente il materasso del lettino con una traversa in cotone, piuttosto che di plastica, tiene caldo ed è traspirante, ricopritelo poi con un lenzuolo ben teso sul materasso.
Evitare di riempire il lettino di giochi e pupazzi di peluche.
Si raccomanda inoltre di far dormire il bambino sempre sulla schiena. Non fatelo dormire a pancia sotto nè di fianco perchè potrebbe soffocare. Stando a pancia in giù i bambini dormono più profondamente e possono avere difficoltà a svegliarsi e a reagire rapidamente in caso di mancanza di ossigeno.
Si raccomanda inoltre di tenere il lettino lontano da fonti di calore: la temperatura ambientale ideale è di 18-20 C°. Se fosse superiore, l’aria calda seccherebbe le mucose nasali e la pelle, favorendo raffreddore e irritazioni. Se avete paura che abbia freddo, mettetegli uno “strato” di vestiti in più. Inoltre, per avere un’idea della temperatura corporea del piccolo, toccargli mani e piedini non è il metodo migliore, perchè è del tutto normale che siano più freddi de vostri e del resto del corpo. Toccate, piuttosto, l’avambraccio, o ancora meglio, la nuca.

Queste raccomandazioni hanno lo scopo di ridurre il rischio di SIDS (sindrome da morte in culla), che si manifesta maggiormente dai 3 ai 6 mesi e, spesso, accade durante il sonno, restando ancora la prima causa di morte dei bambini di età compresa tra un mese e un anno. Sono state fatte numerose ipotesi per spiegare questa sindrome: apnea (arresto respiratorio), disturbi neurologici, problemi genetici, alcune infezioni respiratorie, ma la maggior parte dei decessi resta senza spiegazione. Si può cercare di limitare però la possibilità che accada.

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