L’ipertono del Pavimento Pelvico e la possibilità di guarire!

La vagina non è stretta: è anzi l’organo del corpo forse in assoluto più elastico e distensibile, visto che durante il parto consente il passaggio di un bambino di tre o quattro chili! La sua distensibilità, tuttavia, è condizionata dalla tensione e dall’elasticità del muscolo che la circonda verso l’esterno e che viene detto “elevatore dell’ano”.


Cos’è una contrattura (o ipertono) del Pavimento Pelvico?

La maggior parte di noi donne è inconsapevole della muscolatura del Pavimento Pelvico, nonostante essa ci consenta di urinare e defecare correttamente, di avere una sessualità soddisfacente, e nonostante sia il “luogo del parto” (come diceva una mia maestra ostetrica), facilitando lo scivolamento verso la vita del prodotto del concepimento, che abbiamo immaginato per nove lunghi e magici mesi.
Poche donne sanno che questa muscolatura è soggetta a controllo sia volontario sia involontario. Per esempio, possiamo contrarlo volontariamente, e quindi chiudere anche l’ingresso vaginale, quando vogliamo trattenere l’urina o le feci. 
Ed è per questo che spesso possono instaurarsi o un atteggiamento costantemente contratto o eccessivamente rilassato. In particolare, il Pavimento Pelvico non è fatto per essere perennemente contratto. Quando è contratto in maniera cronica, si verificano strani tipi di dolore e di disfunzione.
Ma allora cos’è l’ipertono del Pavimento Pelvico? Si tratta di una costante contrattura involontaria della muscolatura in oggetto, con incapacità di rilassamento. Questa condizione comprimerà il circolo sanguigno e quindi le terminazioni nervose, alterando le sensazioni percepite in questa zona e il funzionamento degli organi innervati e sfociando a lungo termine con patologie ricorrenti: dolore ai rapporti sessuali (fino all’impossibilità di avere rapporti per l’eccessivo dolore), presenza costante del cosiddetto “bruciore intimo”, vulvodinia fino all’anorgasmia (l’ipertono di vario grado può provocare dolore-inibizione riflessa dell’eccitazione-caduta secondaria del desiderio e secchezza vaginale per inibizione della lubrificazione), sensazione di urgenza e aumentata frequenza urinaria, dolore durante la minzione (tenesmo), difficoltà ad iniziare la minzione e uso della spinta addominale, infezioni ricorrenti (candide, cistiti), stitichezza cronica con sensazione di mancato svuotamento fecale e peso anale e addirittura dolore ecc…

Sensazione tattile di un nodo nella muscolatura ipertonica.


Alcune conseguenze dell’ipertono del pavimento pelvico (per esempio dolore ai rapporti) possono essere anche causa stessa di ulteriore contrattura dei muscoli del pavimento pelvico (più dolore provo più il muscolo si contrae ancora). Si viene dunque ad instaurare un circolo vizioso di dolore – contrattura, che si autoalimenta e che difficilmente si risolve senza adeguate cure.
Ci sono dei sintomi precoci che possono far sospettare una contrattura pelvica. Il sintomo più frequente, nella ragazza adolescente, è la difficoltà ad usare i tamponi interni per la protezione mestruale. Questa difficoltà può essere il semaforo rosso che indica come la ragazza possa avere uno spasmo dei muscoli perivaginali che rende difficile e/o impossibile anche l’inserimento del tampone. Ciò significa che, intervenendo abbastanza precocemente invece di ignorare e trascurare questa difficoltà, è possibile effettuare una prevenzione tempestiva ed efficace di tutta la catena di disturbi appena elencati.

Una possibilità di guarigione.

L’ipertono del pavimento pelvico è una patologia poco conosciuta ma sempre più frequente soprattutto in giovane età, come sopraddetto. E’ quindi importante ai primi sintomi rivolgersi ad un ginecologo di fiducia o ad un’ostetrica per una valutazione pelvica.
Una volta definita la diagnosi, si può ri-educare la muscolatura perineale e ripristinarne la sua corretta funzionalità.
Bisogna essere molto onesti con le persone che soffrono di ipertono del Pavimento Pelvico. La realtà nella cura del dolore pelvico di origine muscolare è che ci vuole molto tempo perchè il tessuto, che ha una sua tempistica di guarigione, torni com’era prima, soprattutto per la sua origine multifattoriale. Bisogna trovare un accordo con il proprio corpo e cooperare con questa tempistica. Il dolore non può essere messo fuori combattimento rapidamente e in un colpo solo. Non è una gara e non c’è alcuna urgenza di sbarazzarsi del dolore. Conosci la storia greca di Orfeo che voleva liberare la sua amata Euridice dal regno dei morti dov’era stata inghiottita prematuramente e tenuta prigioniera? Dopo aver rischiato la vita per discendere nell’Ade e dopo aver convinto gli spietati dei, suonando per loro una dolcissima musica, gli fu concesso di poter ricondurre a casa l’adorata moglie, ma solo ad una condizione: egli non avrebbe dovuto mai girarsi verso di lei a guardarla, finché non avessero raggiunto la terra dei vivi… Sfortunatamente, la curiosità fu troppo forte ed Orfeo si voltò poco prima di raggiungere la fine della lunga scalinata che li stava per condurre insieme alla libertà: Orfeo non sentiva il suono dei passi di Euridice e per questo aveva cominciato a dubitare che lei lo stesse seguendo davvero…
Si rende inoltre necessario, dopo opportuna guida e supervisione del terapista di riferimento in ambulatorio, continuare autonomamente anche presso il domicilio un’auto-terapia.
Nell’ambito della Rieducazione Funzionale del Pavimento Pelvico accanto al trattamento comportamentale e modificazioni dello stile di vita (educazione vescicale; aspetti alimentari finalizzati a migliorare la funzionalità intestinale e la defecazione; educare ad una corretta gestualità e ad un adeguato atteggiamento posturale nella vita quotidiana; aspetti educativi rispetto all’igiene intima), agli esercizi di consapevolezza dei muscoli pelvici e della loro intima connessione con il diaframma respiratorio, al massaggio interno (vaginale ed anale) per la disattivazione dei trigger points (aree muscolari tese, rigide e molto doloranti alla pressione il cui dolore si irradia ad aeree vicine o collegate) ed agli esercizi di rilassamento del piano perineale, si può ricorrere anche all’elettroterapia (tens terapia, stimolazione del nervo tibiale posteriore), a trattamenti di correzione della secchezza vaginale (mediante ossigeno molecolare ed acido jaluronico) e ai dilatatori vaginali e/o anali.

Hai mai sentito parlare di dilatazione vaginale e anale?

Un dilatatore non è necessariamente uno strumento né medico, né costoso. Anche le dita sono dei dilatatori…Un dilatatore è un qualunque oggetto solido che venga inserito in vagina o nel canale anale per distendere i muscoli che ne contraggono l’entrata ed eventualmente le pareti e per allentarli lentamente (stretching…).
Le indicazioni all’utilizzo dei dilatatori vaginali è relativa alla difficoltà o all’impossibilità alla penetrazione vaginale e all’eventuale dolore presente, come avviene in caso di disfunzioni sessuali femminili (vulvodinia, dispareunia, vaginismo) e in alcune pazienti dopo il parto in presenza di episiotomia, dopo chirurgia ginecologica in caso di esiti cicatriziali importanti e dopo radioterapia, a causa di stenosi ed accorciamento del canale vaginale. Inoltre, nel caso in cui una donna non abbia mai avuto rapporti penetrativi e sia “vergine” (molte donne si accorgono di avere il vaginismo proprio nei primi tentativi di penetrazione sessuale), l’uso dei dilatatori può consentire di allargare dolcemente l’imene senza dolore e senza provocarne la cosiddetta “lacerazione”, come molte donne ancora credono per ignoranza e per false credenze…
I dilatatori anali sono indicati in caso di ipertono dei muscoli del canale anale dovuto a diverse cause: sindrome del pubo-rettale, dolore, ragadi, emorroidi, stenosi del canale anale da esiti cicatriziali.
I dilatatori che si trovano in commercio hanno forma cilindrica e arrotondata su una base; sono costituiti da un set che comprende più dilatatori di diametro e lunghezza crescente al fine di consentire una dilatazione graduale. In breve si comincia inserendo un primo dilatatore piccolissimo e dopo che gradualmente si è diventati capaci di sistemarlo comodamente, si passa a un formato più grande.
Il passaggio al dilatatore di diametro superiore è dettato dall’analisi delle percezioni della paziente e dalla rilevazione oggettiva della diminuzione della resistenza all’introduzione. Al termine della seduta, in sede sia terapeutica che domiciliare, dopo aver estratto il dilatatore, può essere testato il risultato con un nuovo inserimento dello stesso dilatatore, che dovrebbe realizzarsi con minore resistenza all’introduzione, e/o senza dolore, e/o con maggior confort, e/o con sensazione di piacere. 
La paziente può avere un ruolo attivo nel rilassamento dei muscoli perineali, associando tecniche di rilassamento (per esempio il rilassamento postcontrazione e la respirazione diaframmatica), apprese precedentemente, durante l’esercizio terapeutico.
La modalità di utilizzo può essere effettuata con l’intervento del professionista nel setting terapeutico, per poi essere proseguita autonomamente in sede domiciliare.    
Usare lubrificanti sui dilatatori ed anche sull’entrata della vagina o dell’orifizio anale sarà estremamente importante per ridurre l’attrito e rendere più facili gli inserimenti.
I dilatatori vaginali hanno anche un manipolo, che facilita gli esercizi di dilatazione, indicati dal terapista.

I dilatatori anali presentano al loro interno un gel termoaccumulatore che permette di portare il dilatatore a diverse temperature ponendolo in acqua fredda o calda per alcuni minuti prima dell’uso. Ciò permette di sfruttare l’effetto della temperatura sui tessuti del canale anale: il caldo per facilitare il rilassamento nei casi di ipertono, il freddo in presenza di sanguinamenti.

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